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NO TAP (contiene CK)

 

 

le cose si criticano solo se si affrontano

portafortuna in partite ufficiali.

 

mi piace se mi danzi sulle fantasie

in punta di piedi,

nel mio corpo il tuo teatro.

 

lo guardi dal finestrino

il mare ad Ancona,

ma non puoi metterlo dall’altra parte

per chi rinuncia al sesso in giacca e cravatta

 

figli di un piacere lancinante

anche il sole profuma di CK.

 

il respiro non fa più fermate

neanche per pensare,

ed il genio è una sublimazione dell’orgasmo

od un suo proseguimento dopolavoro.

 

Foggia con la pioggia sul vestito buono

e la ressa attorno a un Frecciabianca.

fra due minuti è quasi Lecce, è quasi Bari

r_________e.

amore epilessi

l’Elba assediata in un calice di birra

è la danza di una lingua attorno a un pene,

si scontano i peccati sotto al sole

e radono capelli come pesi alla coscienza –

orgoglio è quello che non si dice

oltre il punto dove un’isola comincia,

che in estate si sopporta proprio tutto

tranne il carnevale e le domande.

 

la lotta non va mai in vacanza – ahimè

né la letteratura per soggetti asessuati

avete i culi fatti tutti uguali.

ombre a scrocco – fra le darsene del ricordo

e una calata punk

abbronzeranno il tuo dolore;

di sale intessuto nel legno, l’orgasmo

mancato ad ogni pianto di bambino –

passando in poche curve

da una poesia all’altra.

 

 

Portoferraio resta a galla aggrappandosi alla rada

che sembra essere stata stesa lì per lei

come un diamante in maglia erosa dal vento –

qui i gatti sanno anche attraversare la strada.

 

entri a casa col pescato dei suoi versi

ubriacandoti dei campi e dei vigneti di Lacona,

lasci maturare i grappoli del sogno – alla deriva dei pensieri

però torni sui tuoi passi per un po’ di gelsomino

ed un vicolo rappreso del Buchino.

 

 

il Volterraio è fatto apposta

per erigersi agli assalti della nebbia

il suo corpo si arenava nella sabbia –

facendosi nudo

vestita in respiro di agave e colori autunnali

preziosa è la memoria del poeta

in pace con i suoi orari.

 

 

prende ferie dal rimorso, l’artigiano mattiniero

dove adesso abbaia il cane

ed il freno più non regge la discesa –

scolorita l’acqua razionato il pane.

 

le murene di Ortano sulla piastra

– ho imparato l’uomo qui fra questi monti –

mezzelune arancio stravaccate a sera

sopra i tetti di Piombino.

Rio Marina fuoco d’artificio

contro il cielo che si strizza nel canale;

lo scirocco saprà fare il suo mestiere

e lo zenit scorderà che cosa dire

 

 

dopo un paio di settimane qua

passa inosservata anche l’Italia,

quando la libertà rimase esule in Via Solferino

sotto la pioggia non c’era niente da scrivere a nessuno.

 

 

vorrei essere come questa terra

un verbo che non ha soggetto –

addormentarmi al vespro alla finestra degli abissi

fra le rive del sonno – risvegliarmi sul ciglio di una scogliera

fra colline rosse d’imbarazzo.

 

se la ascolti è come un quadro di van Gogh

stessi pochi, poveri pastelli:

mai una volta in cui due tele siano uguali

mai due sguardi della stessa confusione.

ad Acéphale
Questo tempo non si articola in parole
si scioglie come carne nella bara.
Ne rimarrà lo scheletro
se ne conteranno le ossa.
*
Reclamo la mia inappartenenza
il barbaro richiamo senza terra
l’accoglienza al vento che devasta
e libera presenza
l’occhio rivoltato al poi
il furore placato
il corpo abbandonato al suo deserto.
Reclamo l’odio senza oggetto
l’amore che ne stilla senza colpa
il tormento che abita il silenzio.
Reclamo la parola
la sua notte.
La mia riconoscenza.

   

                                            barricata] 

per smontare il Vittoriano il tempo libero

addosso ai ciellini –

per esempio.

in attesa di ordinaria lentezza – comunque flemmatica –

notti di anni luce

di mezzo a fuochi da giustificare; appollaiati…

privi di qualsiasi

avanguardia culinaria -> nel mondo del mondo

spesso ti scoraggi volentieri

adagio andante in coma etilico – ubriachi di universi!

ed olio di ricino. c’è comprensione bifronte

solo quando il corpo

si ammala di seme;

tanto di ciò

che era rimasto stretto/ sembra che parecchio sia d’obliquo

già stato fatto e adesso

resti addosso troppo largo

benché poco

vi sia ancora da dire.

    

                                           ritirata]

 

viene vedrai

ad avvertire.

che giunge il pianto

del mio rimuoverti

nel nostro scorrere

lontana; deserta

il trauma mormorato

nel grembo della notte

di questo temporale

in delta di luglio:

 

perché non dovrebbe

soprattutto

perché non dovresti.

 

o forse solamente

dei ricordi appesi

perduti, alcolico

purifica il bruciore;

allora la distanza sarà – una sola

oppure gli anfratti di mille

esili di città –

e accetterò il massacro

di questi giorni vacui, solo senza sapermi riconoscere

colpevole.

     

                                           assalto]

 

il pensiero si è estinto

oliando le giunture di due vite scoordinate

prima dell’alienazione del saluto.

e sarah@netsons.org

tradisce pieghevoli istinti materni

latenti sotto la gonna

e si vede. accoglierò

fra banchetti itineranti, grandezza commiserea

il tuo dio del Caso nel pantheon della vita

– trovandolo, senza averlo cercato

quando alzo il gomito –

solo intuendo che presto ti ingannerà

sempre sapendo che adesso

schiaccia già. perché questo – tatuati i lividi al prezzo del destino

è già il tempo della rabbia;

così. come di sdegno

quel dio dev’essere stuprato. ora..

per mia carne, mia carne

mia grandissima carne.

irrimediabilmente ebrea.